sabato 25 giugno 2016

RETROSPETTIVA FRANCO CERINO



Nell'agosto 2010 ho avuto l'onore di curare una retrospettiva dedicata al pittore campobassano Francesco Cerino. 
La mostra ha riguardato il tema degli ANTICHI MESTIERI di cui la famiglia del pittore possiede numerosi lavori.
Oggi la inserisco qui, sul mio blog sia per tenerne viva la memoria,  che  per offrire ai visitatori on line un contributo.
Per fortuna proprio l'anno scorso,  il compianto pittore ha trovato il giusto spazio, con una bella mostra  presso la Ex Gil.
 Di seguito il materiale e le foto dell'esposizione :



la scheda per la mostra:


Francesco CERINO (1932 – 2004) 
Nasce a Campobasso e fin da giovane coltiva la pittura, specie di paesaggio e figurativa. La sua arte, definita Realismo Impressionistico, ben rappresenta il Molise, con le sue vallate, i suoi paesini arroccati sulle montagne, i volti segnati dei contadini.
Negli anni Cinquanta lavora a Milano come grafico pubblicitario, ma nel tempo libero predilige la pittura ad olio e a tempera e intrattiene rapporti con numerosi artisti di fama internazionale, tra cui Giorgio De Chirico.
Tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta vive e lavora come insegnante di Educazione Artistica a Campobasso. Nel tempo libero partecipa e vince numerose estemporanee di pittura in Molise. Realizza diversi affreschi di arte sacra, tra cui la rappresentazione dell’ultima cena nella chiesa di S. Chiara di Castropignano. Un suo quadro ispirato alla Vergine Maria è stato donato dall’artista a Papa Giovanni Paolo II°.
Colpito da un male incurabile, muore nel 2004, lasciando nella memoria dei campobassani e dei molisani scorci di paesaggi, angoli di borghi, momenti di vita contadina. Ma a lui si devono anche numerose immagini pubblicitarie, simbolo di alcune tra le più importanti aziende locali .
Questa retrospettiva, la prima dopo la sua scomparsa, presenta una delle serie più suggestive della produzione di Cerino, quella relativa agli antichi mestieri, tanto cari all’artista.   

LA PRESENTAZIONE:

GLI  ANTICHI MESTIERI DI FRANCO CERINO

Le opere presentate qui per la prima volta, di proprietà della famiglia dell’artista, costituiscono un prezioso “a parte” rispetto alla produzione di Cerino, per lo più paesaggistica.
La serie “ Antichi Mestieri” nasce dall’urgenza di dare testimonianza di alcune attività tipiche del Molise rurale: il contadino, la pastora, il fabbro, lo stagnino, il bottaio, l’arrotino, il venditore di caldarroste, ma anche la vecchia massaia di fronte al fuoco, sono figure concrete ancora ben presenti nel Molise degli anni Settanta, periodo in cui Cerino avvia la serie.
Sono personaggi dolenti, assorti nel loro duro lavoro, spesso soli o in compagnia di animali domestici, collocati in interni.
I colori sono spenti: predominano i toni del grigio, del verde acido, appena riscaldato dai riflessi rosso-ocra del camino o della fucina.
A volte il tono si fa più celebrativo, quando il lavorante è colto nell’atto solenne del suo lavoro, sia esso la raccolta del fieno, sia il martellio incessante dell’ officina.
Con i loro sguardi seri e concentrati sul lavoro che  si negano a quelli dell’osservatore, i volti  che esprimono una rassegnata ed atavica sofferenza e  quel senso di chiusura e di pudore che accompagna spesso il povero,  i personaggi di Cerino ci parlano di una dignità antica  che ci tocca, ci ricorda, ci restituisce il senso di una identità culturale profonda di cui ci sentiamo ancora figli.
Un ringraziamento particolare va alla famiglia che ha messo a disposizione  le opere, all’associazione” Donna Olimpia Frangipane “ ed al Comune di Castelbottaccio che hanno reso possibile la mostra.                                                                                                        


Massimiliano Sprovieri













 

giovedì 9 giugno 2016

LE CORSAIRE saggio spettacolo scuola danza Arabesque 2016

                                                                 
LE CORSAIRE
Le Corsaire è un balletto in tre atti basato sul poema Il corsaro (The Corsair) di Lord Byron (1814) e musicato da Adolphe Adam.
Il debutto avvenne il 23 gennaio 1856 all'Académie Royale de Musique, Parigi, Francia. Originariamente venne coreografato da Joseph Mazilier.
Un gruppo di pirati, guidato da Conrad, da Birbanto e dallo schiavo Ali, viene sorpreso in mare da una tempesta e la nave ben presto affonda.
Il Bazar Commercianti e compratori animano il rumoroso bazar dove vengono vendute le schiave. Conrad e i suoi uomini arrivano quando Lankendem, il proprietario del bazar, sta commerciando le ragazze. Conrad vede Medora, una schiava, e si innamora immediatamente di lei. Arriva Seyd, un Pasha e Lankendem gli presenta tre giovani donne che danzano un Pas de Trois Classique (il Grand Pas de Trois des Odalisques). Il pascià le rifiuta. Lankendem allora gli presenta Gulnare, una graziosa schiava con la quale danza un Pas d'action (il Pas d'Esclave). Il Pascià la compra. A quel punto Lankendem presenta Medora e tutti sono incantati dalla sua bellezza. Il Pascià compra anche lei. Conrad istruisce il suo schiavo di riportargli Medora e i corsari rapiscono Lankendem dopo aver messo a soqquadro il villaggio.

Il balletto ha subito molte revisioni in Russia, tra cui quelle di Jules Perrot (1858), Marius Petipa (1858, 1863, 1868, 1885, e 1899), Alexander Gorsky (1912), Agrippina Vaganova (1931), Pyotr Gusev (1955), Konstantin Sergeyev (1972, 1992) e Yuri Grigorovich (1994).
Al giorno d'oggi Le Corsaire è rappresentato fondamentalmente in due versioni. In Russia e in Europa la versione di Pyotr Gusev del 1955, in America e in alcune parti dell'Europa occidentale la versione di Konstantin Sergeyev del 1973.

La caverna Conrad mostra a Medora la caverna piena di tesori. Birbanto chiama i corsari per portare il bottino rubato, le schiave e Lankendem. Medora, Conrad e lo schiavo Ali danzano un Grand Pas Classique (il Grand Pas de Deux à Trois o Le Corsaire Pas de Deux). Dopodiché Medora chiede a Conrad, in nome del loro amore, di liberare tutte le schiave. Conrad accetta ma Birbanto si ribella e convince i pirati a osteggiare Conrad il quale, con la sola forza della sua personalità e del suo potere instilla il terrore nei cuori dei corsari e li fa desistere. Non scoraggiato, Birbanto mette in piedi un altro piano. Spruzza una rosa con una pozione che fa addormentare e costringe Lankedem a darla a Medora, che a sua voltà la porge a Conrad, Odorato il profumo intenso, Conrad si addormenta e i corsari, ritornati alla grotta, cercano di catturare Medora. Mentre sta lottando, Medora prende un pugnale e ferisce Birbanto al braccio. Nella confusione, Lankendem riesce a rapire Medora e scappa. Birbanto vuole uccidere Conrad ma viene fermato dallo schiavo. Intontito e con il cuore spezzato, Conrad scopre che Medora è stata rapita. Birbanto finge di non sapere nulla e giura fedeltà a Conrad.ia


L'Harem del Pascià








Le Corsaire 2012 (Svetlana Lunkina - Ruslan Skvortsov)  


Quest'anno nella parte del saggio dedicata al moderno, il tema è stato quello della violenza sulle donne
poi ci sono stati numerosi balletti dimostrativi




sottoCamilla MANCINI  una delle ragazze diplomate


foto di Massimiliano Sprovieri
un plauso alla direttrice Irene FRATANGELO, alle insegnanti : Barbara MOSCA, Sonia IANNANTUONO
e alla giovane Angelica PRESUTTI


lunedì 6 giugno 2016

CIVITACAMPOMARANO - IL CASTELLO ANGIOINO

Foto da internet
Tra i feudatari che ne ebbero il possesso si ricorda Paolo di Sangro, che lo ottenne da Alfonso d'Aragona come ricompensa per aver disertato l'esercito di Antonio Caldora il quale ostacolò in ogni modo Alfonso d'Aragona nella conquista del Regno di Napoli. A memoria del tradimento è ancora lo stemma sulla facciata principale: un grifone sostiene uno scudo con i gigli angioini capovolti.
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                                                                      foto da internet
Descrizione :
Si erge con i due torrioni nella parte alta del paese, strettamente connesso con le strutture abitative che si distribuiscono sui suoi lati, fatta esclusione di quello meridionale che affaccia su rocce a strapiombo.
La pianta è quasi quadrata; sul lato occidentale, che è la fronte posteriore, sono due torrioni cilindrici angolari, la cui parte inferiore è a scarpa, quella superiore è cilindrica con coronamento a sporgere su serie di archetti pensili. Questo coronamento continua anche sulla cortina muraria, un po' più in alto; la parete su questo lato, nella parte alta, presenta un loggiato di sei arcate a tutto sesto. Questo elemento, di gusto rinascimentale, rispondente alla necessità di affacciarsi all'esterno, fu inserito in un secondo momento nella muratura che originariamente era continua e compatta. Il lato orientale presenta lo stesso motivo decorativo ad archetti pensili; su questo lato è situato l'ingresso, ad arco, decentrato verso sinistra e preceduto da un ponte di dodici gradini. Mancano qui i due torrioni che si trovano sul lato opposto; c'è un piccolo torrione all'angolo nord-est.
ingresso dal cortile interno - foto Massimiliano Sprovieri



    di alcuni studiosi opera cinquecentesca di Pirro Logorio, che operò per la famiglia Carafa.


 foto Massimiliano Sprovieri
                                                   sotterranei

porte
foto Massimiliano Sprovieri

stanze - foto Massimiliano Sprovieri
Il castello di Civitacampomarano è stato dichiarato monumento nazionale con Decreto Ministero Beni Culturali del 2 maggio 1979. Acquistato dallo Stato nel marzo del 1988, preso in consegna nel 1996, è stato restaurato negli anni 2000-2005 dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Molise. L’origine del castello è incerta: l’attuale conformazione risale al dominio di Carlo d’Angiò, secolo XIV, trasformazione di un più antico insediamento fortificato della metà del XII secolo. Le famiglie che si sono succedute nel dominio del feudo, e quindi nella proprietà del castello: Marchisio, del Balzo, Durazzo, Marzano, Zurlo, di Sangro, Carafa , Ferri, d’Avalos e Mirelli.

finestre - foto Massimiliano Sprovieri

le cantine - foto Massimiliano Sprovieri

feritoie - foto Massimiliano Sprovieri

percorsi - foto Massimiliano Sprovieri


ingresso principale -foto Massimiliano Sprovieri
 Nel salone del Castello il 21 novembre 1450 venne firmato il contratto di matrimonio, concordato nel 1447, tra Cola Monforte e Altabella Di Sangro, figlia di Paolo e di Abenante degli Attendoli, zia di Francesco Sforza duca di Milano: nello stesso anno Cola Monforte divenne signore di Campobasso e di molti altri feudi. Da Altabella Cola Monforte ebbe due figli Angelo e Giovanni; ma nell’agosto del 1465 la uccise a Mantova, dopo aver appreso del suo adulterio.


 Il tradimento un vizio di famiglia? … da qui la leggenda locale che vuole il fantasma ancora tra le mura del Castello


cortile interno - foto Massimiliano Sprovieri
                                
                            

http://www.francovalente.it/2009/07/30/il-castello-di-civitacampomarano-paolo-di-sangro-sua-figlia-altabella-e-il-conte-cola-di-monforte/


TUTTE LE FOTO SONO STATE SCATTATE CON UNA NIKON D200, TRANNE QUELLA DEI SOTTERRANEI E LE DUE PRESE DA INTERNET